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Immagini a caso - THE LUNAR EXPLORER ARCHIVES |
as12-52-7728.jpgAS 12-52-7728 - Lunar Horizon54 visiteView from lunar orbit
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Buttes-Argyre_Planitia-MGS.jpgUnusually-looking Butte in Argyre Planitia (Original NASA/MGS/MSSS b/w Frame)64 visiteCaption originale:"This MGS-MOC image shows a layered mound, buried under a thin coating of material hard enough to have been cut by shallow fractures, on the floor of the giant Argyre Basin. The material beneath the basin floor is layered; this is an eroded (and then thinly-buried) remnant of some of that layered material".
Location near: 54,2° South Lat. and 46,7° West Long.;
Image width: ~3 Km (~1,9 mi);
Illumination from: upper left.
Season: Southern Summer
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as07-03-1542.jpgAS 07-03-1542 - Training around the Earth53 visitenessun commentoMareKromium
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APOLLO 11 AS 11-44-6609.jpgAS 11-44-660981 visite
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NTM16k-04-tn.jpgThe "Marineris Sea"180 visitenessun commento
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VIRUS_09.jpgA slice of the Infinite beyond (7) - by Dr Alessio Feltri90 visiteDATEMI UN CRICK E VI SOLLEVERO’ IL MONDO
Per comprendere meglio la genesi del pensiero di Crick è utile ripercorrere per sommi capi la sua carriera. Il primo elemento significativo è che, dopo la scoperta della doppia elica del 1953 ed il Nobel conquistato a 46 anni insieme a Watson e Wilkins, Crick iniziò a studiare approfonditamente i virus. Ora, se il maggior esperto mondiale di DNA ha pensato che i virus rappresentassero un passaggio obbligato per la comprensione del meccanismo genetico, perché mai non dovremmo essere d’accordo con lui?
Le conclusioni di Crick apparvero nella seconda metà degli anni ’70 e furono talmente rivoluzionarie da creargli un’opposizione micidiale da parte dell’establishment scientifico. Gli unici a condividerne i principi fondamentali furono proprio Hoyle ed imprevedibilmente Carl Sagan, cioè colui che da molti si ritiene essere stato il principale artefice ideologico del cover-up sui risultati conseguiti nell’esplorazione spaziale. Crick non si limitò a confermare il ruolo giocato dai virus nel “controllare” le forme di vita terrestri, ma si spinse fino ad attribuire loro la responsabilità diretta dell’esistenza di organismi evoluti sul nostro pianeta.
L'ipotesi della cosiddetta "directed panspermia", la «panspermia guidata», fu discussa la prima volta nel corso della Conferenza Internazionale sull'Intelligenza Extraterrestre che ebbe luogo presso l'Osservatorio Astrofisico di Gyurakam nella città di Yeravan (Armenia) nel settembre 1971, i cui atti furono raccolti da Carl Sagan nel volume Communications with Extraterrestrial Intelligence. Crick riprese poi l'argomento in un saggio scritto insieme a Leslie Orgel e pubblicato nel 1973 su Icarus, una rivista di scienze planetarie. Un ampliamento delle sue tesi si ebbe infine con l'articolo Selfish DNA: the Ultimate Parasite pubblicato su Nature dell'aprile 1980.
In questo intervento Crick partì da alcune sue conclusioni raggiunte dopo quasi trent'anni di studi sulla molecola dell'acido desossiribonucleico e le utilizzò per avallare la tesi della «panspermia guidata». Ormai si era raggiunta la certezza che non tutti i geni contenuti nei cromosomi di cui è composta la doppia elica del DNA contenevano la codificazione necessaria per le proteine, cioè per la formazione del corpo. Nel caso dell'organismo umano, soltanto l'1,7% del DNA serve a dare gli schemi costitutivi delle proteine: il resto del DNA contiene la replica per milioni di volte delle stesse unità genetiche.
Perché vi sono e che scopo hanno tanti doppioni? Secondo Francis Crick la risposta è che, come dice il titolo del suo articolo su Nature, il DNA è “egoista”, anzi è “il parassita definitivo”. Questo in quanto, a suo giudizio, non sono né gli individui singoli né le specie nel loro complesso i soggetti dell'evoluzione, ma quei complessi molecolari che sono stati definiti geni, i quali contengono le informazioni genetiche. Di conseguenza gli organismi viventi alla fine debbono essere considerati nient'altro che dei semplici e temporanei contenitori di questi geni egoisti. Il DNA si può quindi paradossalmente definire un parassita.
Al suo interno i geni hanno moltiplicato se stessi oltre il necessario, creando repliche su repliche come si è detto prima, allo scopo di rendere sicura la sopravvivenza dei loro “contenitori”. Essi, afferma Crick, «hanno trovato il modo di produrre una maggiore quantità di se stessi, prima ancora che la propria discendenza».
La conseguenza è logica. L'evoluzione che si può riscontrare sia a livello individuale che di specie è l'effetto esteriore dell'evoluzione “personale” della molecola di DNA, la quale si comporta come fosse un “parassita intelligente”, non nemico dell'organismo ospite, ma al contrario capace di fornirgli la spinta necessaria a progredire.
Penso che non sia sfuggito al lettore il fatto che definire il DNA un “parassita” sia un modo indiretto per assegnarne l’origine proprio all’operato dei virus, cioè le perfide macchinette parcheggiate in quell’area della stratosfera terrestre di cui parlava Hoyle. Ma come avrebbero agito per ottenere il loro scopo?
C'è un punto in comune nel ragionamento scientifico che sta alla base delle tesi di Hoyle e Crick, ed è questo: entrambi gli scienziati hanno considerato improponibile il periodo di tre miliardi di anni che comunemente si indica come data di inizio della vita sul nostro pianeta.
Per passare darwinianamente dal meno complesso al più complesso, dall'ameba all'uomo come si suol dire anche sui testi scolastici, tre miliardi di anni sono troppo pochi, così come lo sono anche i quattro e mezzo con i quali si indica l'età della Terra.
Crick concordava con Hoyle sulla panspermia, ma ne ipotizzava una versione “guidata”, non dispersa indiscriminatamente nell'etere secondo una conseguenza della teoria dell'”universo stazionario”, ma sviluppatasi su un unico pianeta da cui erano partite sonde interplanetarie che l'avevano volutamente diffusa attraverso la galassia sotto forma di virus, spore e batteri.
Negli ultimi 25 anni, pur tra mille reticenze, nuovi mattoni hanno in parte modificato l’edificio di Crick. In particolare si è ipotizzato che l’intervento dei virus si sia concretizzato 570 milioni di anni fa, quando, dopo due miliardi e mezzo di forme di vita estremamente primitive, si era verificata sul nostro pianeta una vera e propria esplosione di forme di vita complesse. I virus in sostanza sarebbero intervenuti su un substrato biologico preesistente, stimolandone l’evoluzione.
Di fatto comunque l’intuizione di Crick venne un po’ offuscata dal suo saltare alle conclusioni. Crick, come Hoyle del resto, non era un creazionista, ma questo attribuire la vita sul nostro pianeta ad un’ipotetica cultura extraterrestre, che aveva cercato la salvezza da qualche disastro propagando il suo patrimonio genetico nello spazio, assomigliava più alla vita di Superman che ad una teoria seria. Quello che però possiamo considerare scontato è l’effettivo rapporto tra i virus ed il DNA.
Personalmente opterei per un’altra spiegazione delle innumerevoli copie di unità genetiche apparentemente uguali. In natura non esistono casi di ridondanza inutile. In caso di danneggiamento le unità biologiche normalmente dispongono di un software che tenta di effettuare le riparazioni necessarie (cellule staminali e simili), per cui se il DNA fosse un parassita intelligente non dovrebbe far altro, per proteggersi, che dotarsi delle istruzioni necessarie, come nel caso dell’amputazione della coda nelle lucertole.
All’inizio degli anni ’80 Colin Blakemore aveva fatto notare che per dare un senso all’evoluzione era necessario individuare una localizzazione per la memorizzazione delle esperienze accumulate da ogni forma di vita e, dato che il DNA era l’unico luogo “stabile” dove tali esperienze potessero essere memorizzate, era proprio al suo interno che andavano cercate. La verifica sperimentale si è avuta nelle ultime settimane, con l’individuazione dei meccanismi di sintesi proteica relativi alla formazione di ogni singolo ricordo. In base a queste premesse la mia ipotesi è quindi che le aree inspiegate del nostro DNA siano in parte deputate alla memorizzazione delle nostre esperienze sotto forma di meccanismi di sintesi e trasmesse alla prole al momento del concepimento. Nel nostro DNA sarebbero quindi presenti codificati tutti i ricordi accumulati dai nostri predecessori genetici ed ogni nostro contributo all’evoluzione della specie sarebbe codificato e memorizzato come la sintesi proteica necessaria per “formare” un ricordo imprevisto o impensato. Del resto dai movimenti oculari dell’embrione durante le fasi di sonno REM sappiamo che sogna: e cosa mai potrebbe sognare se non quanto immagazzinato nella propria memoria genetica? Non è un caso che sia stata verificato sperimentalmente che l’interazione ambientale del neonato subito dopo la nascita è enormemente superiore a quella che ha dopo una settimana di vita…
A molti non sfuggiranno le analogie con l’innatismo di Platone, in base al quale tutto ciò che ci può succedere è già dentro di noi, ma chi ci dice che Platone avesse torto?
Quando (e se) i fatti daranno ragione alla mia “estensione” della teoria di Blakemore, io sarò morto da un pezzo, ma mi consolo pensando che in quella eventualità anche il concetto di “morte” avrà dovuto subire una revisione alquanto radicale.MareKromium
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APOLLO 11 AS 11-44-6551HR.jpgAS 11-44-6551 (HR)63 visite
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As17-p-2767-1.jpgAS 17-P-2767 (a)54 visite
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Ultimi arrivi - THE LUNAR EXPLORER ARCHIVES |
Mars-9~0.jpgMars, Deimos and Phobos135 visitenessun commentoMareKromiumFeb 04, 2024
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Charon_from_Pluto.jpgCharon from Pluto131 visitenessun commentoMareKromiumDic 17, 2023
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(Voltaire - dal "Candide, ou l'optisme) MareKromiumDic 17, 2023
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UFO_S__Giovanni.jpgA UFO "watches over" San Giovanni?200 visiteLa meccanica quantistica e' confusa e la coscienza e' confusa, quindi forse sono uguali.
Scott AaronsonMareKromiumDic 13, 2023
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Comparisons.jpgComparisons240 visiteSun - Earth: the average diameter of the Sun is about 1,392,000 km, almost 109 times larger than the Earth (12,742 km). This means that we could put 109 Earths side by side to match the diameter of our star.
Stephenson 2-18 - Sun: the largest known star compared to the Sun. We are talking about a radius of 2,158 solar radii (solar radius equals 696,340 km). If we were to place it at the centre of our Solar System, its photosphere would engulf the orbit of Saturn, the lord of the rings.
Ton 618 - Stephenson 2-18: the largest known black hole compared to the largest star. Ton 618 has a diameter of 2606 astronomical units (1 astronomical unit is equivalent to the distance Earth - Sun or 150 million kilometres). To give a better idea, Saturn (used as a comparison before) is 10 astronomical units away from the Sun.
We are ants in the Universe!MareKromiumOtt 13, 2023
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Andromeda.jpgIf our eyes were a CCD Camera... (Credits: Stephen Rahn - Tom Buckley-Houston)309 visiteThis is, of course, a photographic COMPOSITION, but the proportions are exact, and what we would see in the sky if the Andromeda Galaxy were bright enough, would be an object almost as wide as 7 full moons.
The Moon seen from Earth, in fact, occupies about half a degree in the sky. M31 on the other hand, over 2 million light years away, is over 3 degrees wide.MareKromiumOtt 08, 2023
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Criovulcanismo.jpgCryovolcanism on Earth (just like on Mars and Titan, as far as we know for now...) 459 visite...Wonders of Nature...MareKromiumSet 18, 2023
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