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Planet Mars, according to Schiaparelli
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Nei disegni del Grande Schiaparelli si nasconde, forse, un "Mistero" che nessuno si è mai preso la briga di investigare a fondo.
Quale? In realtà ce ne sarebbero parecchi, ma noi ne vorremmo evidenziare uno su tutti: la nitidezza e l'estremo livello di dettaglio delle mappe disegnate dall'Astronomo e quanto lui poteva - umanamente ed effettivamente - vedere usando lo strumento che aveva a disposizione.
In altre parole: c'è TROPPO dettaglio e TROPPA precisione nei disegni di Schiaparelli rispetto a quanto egli potrebbe avere effettivamente osservato.
Ed a nulla valgano le obiezioni secondo cui il Grande Astronomo "approfittò al meglio" sia della vicinanza (che è sempre relativa) del Pianeta Rosso alla Terra nella Grande Opposizione del 1877, e sia delle notevoli doti naturali proprie del suo strumento e dei suoi occhi.
La verità è che neppure il Telescopio Spaziale Hubble riesce a vedere Marte con il dettaglio evidenziato dai disegni di Schiaparelli.
E allora?
E allora, delle due l'una: o Schiaparelli colmò le (evidenti e naturali) lacune insite nelle sue osservazioni con un pizzico di fantasia, oppure egli vide (anche se il "come abbia fatto" non ci è dato saperlo) il Pianeta Rosso come nessuno mai ha potuto e può.
Tertium non datur.
da "Wikipedia":"...Molto popolari presso il grande pubblico furono le osservazioni al telescopio del pianeta Marte compendiate da Schiaparelli in tre pubblicazioni: "Il pianeta Marte" (1893), "La vita sul pianeta Marte" (1895) e "Il pianeta Marte" del 1909. Durante la grande opposizione del 1877, Schiaparelli osservò sulla superficie del pianeta una fitta rete di strutture lineari che chiamò "canali". I canali di Marte divennero ben presto famosi, dando origine a una ridda di ipotesi, polemiche, speculazioni e folklore sulle possibilità che il pianeta rosso potesse ospitare forme di vita senzienti.
L'autore scriveva:
«Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare, dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde, estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri, sopra larghezza di 100, 200 chilometri od anche più. Io ho già fatto notare altra volta, che, mancando sopra Marte le piogge, questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale con cui l'acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta»
(Giovanni Schiaparelli, La vita sul pianeta Marte, estratto dal fascicolo N.° 11 - Anno IV° della rivista Natura ed Arte, maggio 1895, cap. I)
La maggior parte delle speculazioni sull'esistenza di una civiltà aliena su Marte fu favorita da un'errata traduzione in inglese del lavoro di Schiaparelli. La parola «canali» fu, infatti, tradotta con il termine «canals» invece del più corretto «channels». Mentre la prima parola indica una costruzione artificiale, il secondo termine definisce una conformazione del terreno che può essere anche di origine naturale.
L'astronomo statunitense Percival Lowell fu uno dei più ferventi sostenitori della natura artificiale dei canali marziani e condusse una dettagliata serie di osservazioni (compendiata nelle pubblicazioni: "Mars", 1895; "Mars and Its Canals", 1906; "Mars As the Abode of Life", 1908) a sostegno dell'ipotesi che i canali fossero delle imponenti opere di ingegneria idraulica progettate dai marziani per meglio gestire le scarse risorse idriche del pianeta.
Tra gli scienziati che contestarono l'esistenza dei canali, vi furono l'astronomo italiano Vincenzo Cerulli (tra i primi ad avanzare l'ipotesi che le strutture di Schiaparelli fossero illusioni ottiche come successivamente dimostrato), l'astronomo inglese Edward Walter Maunder (che condusse degli esperimenti visivi al fine di dimostrare la natura illusoria dei canali) e il naturalista inglese Alfred Russel Wallace che, nel libro "Is Mars Habitable?" (1907) criticò aspramente le tesi di Lowell affermando che la temperatura e la pressione atmosferica del pianeta erano troppo basse perché potesse esistere acqua in forma liquida, e che tutte le analisi spettroscopiche effettuate fino a quel momento avevano escluso la presenza di vapore acqueo nell'atmosfera marziana.
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