True Planets

16 Luglio 2012

Lo Scetticismo Come Patologia (del Dr Gianni Viola – courtesy INTERKOSMOS)

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“…Credere a priori, è un atto di Fede; rifiutare a priori, è un atto di stupidità…”

(Alessio Feltri)

§§§

La differenza tra la Scienza e le Pseudo-Scienze è che il Metodo Scientifico permette infine, attraverso la ripetizione degli esperimenti, l’accoglimento delle nuove teorie e la sconfitta degli “scettici” (ovvero dei conservatori), mentre le Pseudo-Scienze, che non si sentono obbligate a dimostrare quanto affermano, possono rimanere invariate anche per millenni nonostante sia cambiato completamente il campo che affermano di studiare. In tal senso può dirsi che la Planetologia, per quella parte interessata dallo studio della Vita Intelligente eventualmente presente su altri pianeti, è senz’altro una Pseudo-Scienza, se è vero, com’è vero, che i risultati delle analisi da essa condotti in quel contesto, non sono mai stati (s’intende a livello ufficiale) esaminati e verificati secondo i termini del Metodo Scientifico Sperimentale.
Lo Scetticismo, è invece, un atteggiamento mentale che non considera assodata un’affermazione fino a che essa non sia dimostrata (e fin qui, nulla di male, anzi…), il Conservatorismo da parte sua è, invece, l’attaccamento al potere che si spaccia per scetticismo e che, tramite tale paravento, vorrebbe assumere una veste e un ruolo che non gli competono e non gli si addicono. Il Conservatorismo, mascherato di Scetticismo, in vero, rifiuta di prendere in considerazione un’affermazione anche dopo che essa sia stata provata.
In questo paragrafo prenderemo dunque in considerazione la categoria dei conservatori, tuttavia qui, per comodità metodologica, denominati “scettici”, poiché in tal guisa essi sono noti nell’ambito della letteratura del caso. Va nondimeno rilevato che gli scettici, propriamente detti, hanno come più sopra accennato, una posizione rispettabile e lo scetticismo, inteso nel suo significato proprio, deve essere considerato un atteggiamento correttamente scientifico. 
Gli pseudo-scettici (che nella realtà sono null’altro che “conservatori”) rappresentano invece una categoria che non ha nulla a che vedere con la Scienza, rappresentandone la parte antitetica. Solo in questo abbiamo inteso qui esaminarne i tratti che li contraddistinguono.

In una conferenza pubblica tenutasi a Sidney, l’Avv. Victor Zummit, esperto dell’applicazione del Metodo Scientifico, ha parlato del motivo per cui tanti soggetti rigettano ostinatamente le numerose prove che la Scienza accumula a favore di un dato problema. Nella fattispecie lo studioso ha esaminato le “prove” a favore del cosiddetto paranormale (che in questa sede non forma oggetto di trattazione), ma ciò che a noi interessa sono i principi scientifici enucleati dal complesso delle analisi che lo studioso ha condotto e che sono parimenti applicabili a tutti gli altri campi dello Scibile Umano.
Su un piano generale, gli studi dell’Avv. Zummit riguardano il comportamento degli scettici ad oltranza, ossia coloro i quali rifiutano perfino l’evidenza delle prove quando si tratta di doversi confrontare con elementi che contrastano la loro visione delle cose. A tal proposito, afferma testualmente: “Dopo 22 anni di relazione con tutti i tipi di scettici (…) posso riferirvi che ci sono almeno sette ragioni per cui gli scettici di mentalità chiusa tendono a rimanere tali e perché alcuni di loro irragionevolmente attaccano coloro che scientificamente ed empiricamente indagano le prove a favore “(…)“ e tali “motivi (…) si possono applicare a qualsiasi persona avente convinzioni personali inflessibilmente e rigorosamente soggettive” e “(…) anche a qualsiasi fondamentalista, religioso o laico”.
La domanda generale è la seguente: “Perché gli scettici di mentalità chiusa rifiutano di accettare le prove (quando queste, ovviamente, tali possono essere considerate, da un punto di vista scientifico) a favore di un dato fenomeno?”
Il suo punto di vista è molto chiaro: “La mia esperienza con gli scettici dalla mentalità chiusa è che essi non indagano le prove. In sostanza, essi rifiutano completamente ogni informazione che non è coerente con le proprie convinzioni, anche se è scientificamente supportata. La mia esperienza mi dice anche che gli scettici dalla mentalità chiusa non hanno capacità, competenze e la capacità di percepire (…) con vera equanimità empirica, in modo oggettivo, scientifico, equilibrato”.

I Principii Scientifici enucleati dall’Avv. Zummit, sono i seguenti:

1) Dissonanza Cognitiva:
2) Catessi:
3) Programmazione Neurolinguistica (P.N.L.);
4) Programmazione Ambientale;
5) Spiegazione delle Neuroscienze;
6) Motivazione Primaria:
7) Metodo di “Smorgashord”.

Dissonanza Cognitiva

Un soggetto che svolge od argomenta due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente, detta consonanza cognitiva. Nella situazione opposta, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa, poiché i due elementi si troverebbero tra loro in contrapposizione o divergenti.
Questa incoerenza produce la cosiddetta dissonanza cognitiva, termine usato dagli psicologi per descrivere il disagio che si verifica quando le persone si confrontano con informazioni fondamentalmente incompatibili con le loro credenze. Il concetto di d.c. è una definizione formulata dalla teoria esposta nel 1956 dallo psicologo Leon Festinger, il quale sostiene che, tramite un meccanismo automatico, il soggetto tenta di eliminare o ridurre la causa del marcato disagio psicologico che essa comporta e giustifica le proprie scelte contro ogni ragionevole dubbio, giungendo ad eliminare i dubbi che egli potrebbe nutrire a riguardo.

Gli esperimenti condotti da Festinger nel 1956, provano che è istintivo ostinarsi sulle proprie posizioni anche quando si sa che sono assurde e tale teoria che si basa sull’assunto che “l’individuo mira alla coerenza con se stesso. Le sue opinioni e i suoi comportamenti, per esempio, tendono a comporsi in complessi intimamente coerenti“.  Questo automatismo, può portare all’attivazione di vari processi elaborativi, allo scopo (non sempre con esisto positivo) di compensare la dissonanza avvertita.
In altri termini, quando si presenta un conflitto tra pensieri, emozioni o comportamento, quelli in conflitto tenderanno a cambiare per minimizzare la contraddizione e il disagio che ne deriva. La persona può, infatti, tollerare solo un certo numero di discrepanze tra questi componenti che formano la sua identità. Tenderà perciò a diminuire le cognizioni dissonanti, a rafforzare e aumentare quelle consonanti con una particolare scelta, visione del mondo o condotta.
Di recente (2007), gli esperimenti di Festinger sono stati rivisitati da alcuni ricercatori dell’Università di Yale (USA), che hanno esteso la diffusione di tale meccanismo e ne hanno ridefinito i motivi scatenanti, analizzandone l’origine istintuale.
Attualmente, si parla della cosiddetta ‘razionalizzazione attraverso la dissonanza cognitiva’, considerata una difesa psicologica che la mente scettica innalza contro informazioni che, fondamentalmente in contrasto con le convinzioni emotivamente pregnanti, condizionano un dato soggetto da sempre. La mente dello scettico razionalizza le informazioni incoerenti con ciò che egli ritiene essere giusto, e nel caso in cui egli dovesse accettare nuove informazioni, che contrastassero i suoi principi, ciò gli causerebbe una ‘dissonanza’, un conflitto interiore, e una grande ansia, essendo costretto a lasciare quella che gli psicologi chiamano zona di conforto (da ‘comfort zone’), che è uno spazio interiore fatto di opinioni e certezze costruite nel tempo e che danno sicurezza. Quando ciò accade, nello scettico che si trova costretto a dover rivedere le sue credenze, il cuore batte più velocemente, la pressione arteriosa aumenta, e la sudorazione si intensifica’.
Lo scettico diventa rabbioso, ostile e perfino aggressivo, cercando di ridurre l’ansia, razionalizzando le sue convinzioni e andando nella direzione della negazione estrema. Quando uno scettico si confronta con prove molto convincenti a favore di una data tesi contraria alla sua visione, affermerà che esse non hanno alcuna validità. In tal modo, la mente scettica dice “no” e subito adotta la tecnica della negazione totale affermandosi che quell’informazione non può essere giusta, e respinge le informazioni, anche se si è dimostrato che delle date prove su una data questione sono scientificamente corrette.
Festinger riassume la dinamica del caso, affermando che “Se cambiate il comportamento di una persona, i suoi pensieri e sentimenti cambieranno per minimizzare la dissonanza“, si spiega perché le sette operino su tutti i livelli con il controllo del comportamento (vita di gruppo con la conseguente eliminazione della privacy, sistema di premi/punizioni, maratone di corsi e attività, scarso riposo, cambiamenti improvvisi e compiti irrealizzabili, codificazione di ogni attività, leggi e regolamenti rigidi, ingerenza anche nelle attività private che devono essere subordinate allo scopo del gruppo in quanto superiore a ogni altro progetto personale, etc.), dell’informazione (è negato e scoraggiato l’accesso alle informazioni critiche, ampio spazio per la propaganda di regime), del pensiero (tecniche di blocco del pensiero come meditazione, canti di mantras, ipnosi, etc., creazione di un senso di colpa per ogni pensiero critico rivolto verso il gruppo o verso il leader) e delle emozioni (far leva sul senso di colpa, spoliazione dell’Io tramite confessioni pubbliche, indottrinamento fobico: si cerca di istallare un vero e proprio terrore alla sola idea di lasciare il gruppo, abile uso delle emozioni portate scientemente al massimo, come la paura, la vergogna, la tensione nervosa, l’esaltazione, etc…).

Catessi

In Psicologia, la catessi spiega che alcune persone possono avere nel cervello una potente, e magari inconscia, super-colla, che si configura come una connessione forte con un’idea o una cosa dovuta all’investimento emotivo che taluni soggetti hanno contratto nei confronti di un’idea o di una determinata cosa, una persona, un’azione. Più alto è stato quest’investimento e più forte sarà l’attaccamento che quella persona avrà nei confronti del suo “totem ideologico”. Poiché la connessione è potente e inconscia, gli scettici attaccano la loro fonte d’ansia, che spesso può essere rappresentata da una persona che propone le prove in contrasto con una propria convinzione soggettiva. Rinnegare il proprio “autoindottrinamento” culturale o religioso crea ansia nel soggetto, duro a cambiare idea, lo destabilizza e lo mette di fronte a troppi nuovi interrogativi. Per tale ragione, nei confronti di taluni soggetti non è possibile usare la Logica, e nemmeno la Scienza con prove ripetibili e oggettive per cercare di invertire il loro “investimento emotivo”. In psicoanalisi, la catessi, è definita in quanto “investimento affettivo nei confronti di un oggetto o evento, dipendente dalla particolare relazione che si stabilisce tra l’oggetto (o evento) e una data soddisfazione (gratificazione) o insoddisfazione (privazione) esperita dal soggetto“. Il ritiro delle catessi è tipico delle sindromi di depersonalizzazione e anche di certe forme di schizofrenia.

Programmazione Neurolinguistica (PNL)

Secondo la “Programmazione Neurolinguistica (PNL)”, si sostiene che, quando taluni soggetti si confrontano con informazioni che sono in totale contrasto con le proprie convinzioni, tanto profondamente amate, e fondamentalmente incompatibili con la propria visione del mondo, producono una grande quantità di conseguenze e sperimentano ansia per i disturbi arrecati alla loro “zona di conforto mentale”.
La loro mente va in completa negazione, cancellando tali informazioni. Tutto viene automaticamente cancellato senza sottoporlo ad alcun esame, perché prevale sopra ogni altra esigenza (anche di conoscenza ed evoluzione), la volontà di ‘cancellare’ le informazioni che contrastano la propria visione del mondo, per mantenere la mente e il corpo nello stato di ‘omeostasi’. Questa indica una pacifica condizione che evita ansia, stress e assicura allo scettico stesso, calma, tranquillità, e lo lascia indisturbato nella sua “zona di conforto”. Gli scettici più aggressivi, pur di evitare l’Abisso della Verità, sono disposti anche ad imbrogliare, ingannare e mentire sulla reale situazione che viene loro sottoposta.

Programmazione Ambientale

Un punto centrale negli studi di Psicologia Sociale è che “l’ambiente determina la percezione”, ed in pratica vuol dire che, in linea di massima, l’ambiente in cui si nasce è responsabile e determinante nel tipo di visione del mondo che il soggetto si formerà nella sua particolare evoluzione. In tal modo, l’individuo che dovesse nascere nell’ambito di una devota famiglia indù in India, diventerà uno “scettico” di fede indù. Per quanto questa possa sembrare un’affermazione contraddittoria, non è così.
Lo Scetticismo NON è la negazione in senso assoluto di tutto ciò che può essere affermato: esso è invero la negazione di ciò che è contrario alla nostra visione del mondo. Ecco perché gli scettici esistono a tutte le latitudini del mondo ed uno scettico ateo (combinazione, oggi, molto comune) è più simile ad uno scettico musulmano, più di quanto un ateo “non scettico”, potrebbe mai essere simile ad un musulmano, altrettanto non scettico. Infatti, nel caso specifico, la similitudine non è data dagli elementi dottrinari delle relative fedi religiose, bensì dalla qualità di scettici, che in gran parte, li accomuna in atteggiamenti simili.
Per togliersi di dosso la “casacca” dell’incrostazione ambientale, bisogna essere capaci, grazie alla propria cultura ed evoluzione mentale e psicologica, di elevarsi al di sopra di ogni condizionamento ambientale, dunque di “programmazione mentale”. In pratica, la sfida per lo scettico è quella di superare il suo condizionamento, che nasce nell’infanzia, di rimuovere i blocchi mentali e di imparare a percepire TUTTE le informazioni in modo scientificamente bilanciato.

Argomento Biologico

La cosiddetta “Spiegazione delle Neuroscienze”, tenta di capire la caparbietà ostinata degli scettici di mentalità chiusa. Tale è il cosiddetto “Argomento Biologico”, secondo cui quando si è alla presenza di un soggetto con un sistema di credenze rigido (altrimenti detto “scetticismo”), i neuroni del cervello si fissano in una certa e ben determinata rete. In tal modo, se delle date informazioni giungono al cervello, contraddicendo quel determinato sistema di credenze, quel percorso neurale si attiverà sempre allo stesso modo e conseguentemente, impedirà una giusta decodifica delle informazioni percepite. Tale processo neurale può essere considerato come un “potente filtro”, che può esistere solo in presenza di determinati sistemi di credenze. Il “corretto” funzionamento di tale filtro, sarebbe vanificato solo nel caso in cui lo scettico fosse protagonista di una drammatica esperienza personale, nel qual caso sarebbe posto in essere un nuovo percorso neurale, mentre quello vecchio cadrebbe progressivamente in disuso.

Motivazione Primaria

La letteratura relativa agli “scettici” annovera anche un piccolo drappello di eroi che hanno scelto tale strada perché ritenuta utile all’avanzamento di carriera o nel contempo al guadagno di denaro, e nondimeno per l’ottenimento d’influenza e celebrità. Ad esempio, può capitare che un tale ricercatore dia chiari segni di “scetticismo” riguardo una data materia, quando questo comporta la possibilità di ricevere dei finanziamenti per progetti mirati alla lotta contro questa o quella tesi giudicata “eretica” dalla ufficialità delle Istituzioni. In tal modo tali soggetti non potranno mai dare ascolto alla Logica, alla Scienza, al Ragionamento Razionale e neanche al semplice Buon Senso. Non potrebbero muoversi dalla loro posizione, se non rischiando di perdere denaro, potere e status.

Metodo di “Smorgashord”

Il termine “smorgashord” deriva dalla lingua svedese ed indica un “buffet” di molti cibi, dolci e salati. Per analogia, con tale termine, si indica una miscellanea, un gruppo comprendente una grande varietà di elementi, dove poter sceglierne uno, secondo un criterio stabilito. Il metodo che ne deriva, detto “Metodo Smorgashord”, è attualmente utilizzato da molti studiosi, fra cui il famoso Fisico Teorico Stephen Hawking, secondo il quale è possibile scegliere quelle informazioni che servono a sostanziare i propri pregiudizi negativi. Tale metodo non resisterebbe ad un giudizio nell’ambito di un tribunale, poiché sarebbe ridotto a brandelli con gran facilità, ad esempio, adottando il “Metodo del Contraddittorio”, il quale si configura in quanto discussione pubblica fra due persone che sostengono o professano opinioni contrarie. È proprio un esperto di controversie legali che ha la conoscenza tecnica di ciò che è rilevante e di ciò che è probatorio e di quali sono le prove ammissibili. Un esperto di Diritto, dunque, non certo un Astronomo, un Astrofisico o chi per essi!

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Postfazione (a cura del Dr Paolo C. Fienga)

Food for Thoughts: ecco una eccellente espressione che i nostri Amici Americani hanno creato per definire e riassumere, in tre parole, una dissertazione tanto affascinante, quanto, ahinoi, di grandissima portata e dunque – e di fatto – impossibile da aprire e chiudere attraverso una sola, per quanto profonda e dettagliata, Lettura Critica.

In piena Onestà, mi sento di aggiungere solo un paio di concetti i quali, per coloro che volessero maggiormente addentrarsi nella Materia qui proposta ed accennata, potrebbero risultare utili: il primo concetto che mi preme enfatizzare e sottolineare, a mio modo di vedere, attiene l’Oggetto del Conflitto. La vera querelle, insomma (da tempo – probabilmente ormai già troppo – avviatasi e tutt’ora in corso), la si dovrebbe effettivamente e definitivamente SPOSTARE – come ben suggerisce, sia pure, a mio parere, implicitamente – il Dr Zummit, dal piano del mero rapporto Storico, Metodologico e Formale esistente tra la cosiddetta “Scienza Convenzionale” e le (sempre cosiddette) “Pseudo-Scienze” (o anche “Scienze di Confine“), ad un piano più “umano” (ergo più “basso”, se ci permettete di usare questo aggettivo).

Quale piano? Ebbene, il piano “più basso” a cui ricondurre tutta (o buona parte) della discussione e delle teorizzazioni ad essa relative è, a parere di chi scrive, quello esistente e definito dal rapporto (sempre e comunque Storico, Metodologico e Formale) esistente fra i cosiddetti “Scienziati Convenzionali” (insomma: quelli che lavorano all’interno di Enti Pubblici di Ricerca, Università ed Agenzie GovernativeSpaziali e non) ed i “Ricercatori di Frontiera“, ossìa quella massa, tutt’altro che informe, di Ricercatori Privati (nella quasi totalità dei casi operanti per puro diletto ed Amore per la Scienza e la Divulgazione) i quali, applicando Leggi, Logiche, Competenze e Metodologie DIVERSE da quelle adottate dagli Scienziati Convenzionali, cercano, sovente agendo a seguito di meri “Spunti Intuitivi“, di gettare un minimo di Luce (alternativa) su alcune Fenomenologie per le quali la summenzionata Scienza Convenzionale, al pari dei suoi “Vati”, ancora non riesce – empiricamente, e cioè provando, simulando, sperimentando e risperimentando ad infinitum – a giungere.

Non una Logica di Conflitto tra Discipline, quindi, ma tra coloro che, queste Discipline, le praticano. Le studiano. Le divulgano ed insegnano.

Postulare un conflitto tra Discipline, in realtà, significa postularne la correttezza di una e la scorrettezza dell’altra. Io, agendo in piena sincerità e con la massima Umiltà che mi è possibile esprimere, credo che la Scienza Convenzionale e la Scienza di Confine sìano solo due modi (direi due “angoli visuali”) diversi per definire (e/o dai quali osservare) le medesime Fenomenologie. Il “Fine” di entrambe le Discipline, poi, è il medesimo: cioè la Ricerca della Verità. Ed io non credo proprio che la Ricerca della Verità, allorché attuata in modo Intellettualmente Onesto ed agendo al Massimo delle proprie Capacità e Competenze, la si possa “spaccare in due”, dicendo che una parte (ergo: un modo di procedere) sia accettabile, ed un’altra parte, invece, non lo sia.

Il secondo concetto che desidero assolutamente esplicitare, quindi, è che, una volta spostata – come dianzi proposto – la ormai annosa querelle dal piano delle Discipline in essa coinvolte, al piano di coloro che tali Discipline le praticano o pretendono di praticarle, il “conflitto” diviene – ormai – un dato inevitabile. La nostra Società, senza stare scomodare i (pur autorevoli) pareri di innumerevoli Sociologi, Psicologi ed Umanisti (nel senso di individui attenti alle Vicende Umane e quindi non solo Letterati, Storici, Politologi e Giuristi, ma anche Scienziati, Ricercatori e Uomini Comuni), é una Società che io amo definire “Borderline“. E’ una Società in cui i Modelli proposti – da CHIUNQUE vengano proposti – sono, nella stragrande maggioranza, dei Modelli Mutualmente Esclusivi.

Più semplicemente: non esistono più (né devono esistere, si badi!) differenze di opinioni, ma UNA Opinione Dominante, espressa da un determinato Gruppo di Potere (che sia esso Politico o Scientifico è indifferente) alla quale, SE SI VUOLE ESSERE PARTI DEL PREDETTO GRUPPO, BISOGNA ADERIRE. Meglio se l’adesione è incondizionata ed acritica.

Attenzione, non sto affatto parlando di Controllo Globale, o di Controllo delle Masse o di qualche Strumento Persuasivo Esotico! Io parlo di cose di tutti i giorni: dalla Squadra di Calcio del Cuore, alla Politica Americana; dall’Amministrazione della Res Publica alle modalità di Insegnamento e, tanto per alleggerire un pò il tono della conversazione, dal tipo di dopobarba (o di autovettura) usato/a, alla modella più “in” del momento.

Divide et Impera: questo è il motto della Società Borderline e dei Gruppi di Potere che, questa Società, di fatto (economicamente, politicamente e, last but not least, psicologicamente e sociologicamente) promuove ed applica senza soluzione di continuità.

In tutto.

E’ evidente anche ad un neofita della Materia che questo tipo di approccio, inevitabilmente, non conduce a “dialoghi” e “condivisioni” di esperienze e pensieri, al fine ultimo di perseguire ed attuare un arricchimento reciproco quanto, piuttosto, alla creazione di autentiche “Fazioni Dominanti” il cui unico (o primario) scopo è quello di PREVALERE su (rectius: ANNIENTARE) colui o coloro che, a questa o a quella Fazione Dominante, NON aderiscono o NON appartengono (che poi questa Fazione sia un’Entità Politica, Scientifica, Sociale o Religiosa è del tutto irrilevante).

E tornando al quesito iniziale, possiamo dunque affermare che lo Scetticismo, al pari del Negazionismo (entrambi caratterizzati, sempre più spesso, dall’essere “aprioristici“), sono patologie? Io, sinceramente, a questa domanda non so, né posso, né, tutto sommato, voglio rispondere. Io posso dire solo questo, da buon osservatore delle cose di questo Mondo (oltre che di quelle del Cielo – che preferisco ampiamente…): la nostra (pseudo) “Società (in)Civile” è, ormai, profondamente malata. Esagero? Non credo proprio, dato che alcuni degli atteggiamenti umani che qui abbiamo trattato e discusso, tutto sommato, non sono altro, nella loro espressione ultima, che sintomi evidenti dell’esistenza di una generale e diffusa patologia la quale, sempre a parere di chi scrive (ma spero di sbagliarmi!), può sfociare solo nello scontro frontale.

Il mio (e non solo mio) timore più grande è che questo scontro, alla fine, potrebbe diventare tutt’altro che meramente dialettico… 

20 Maggio 2012

Rings of Fire (Parte II): un breve, e postumo, reportage su una scoperta sensazionale, però mai fatta – a cura del Dr Paolo C. Fienga

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Sono passati oltre quattro anni (eravamo, per l’esattezza, nel Marzo dell’AD 2008) da quando i nostri Amici di Pasadena ci parlarono dell’esistenza (a loro dire, “fortemente probabile”, se non addirittura “certa”…) di un Sistema di Anelli (formati da detriti rocciosi e ghiaccio) stabilmente posizionati intorno alla luna Saturniana “Rhea“.

Una volta che la notizia venne resa pubblica, in moltissimi (e cioè QUASI tutti gli Addetti ai Lavori – e qui ci piace sottolineare il “QUASI”… ) parlarono di Scoperta sensazionale e di portata Epocale e, in effetti, all’annuncio della Scoperta (comunque solo presunta, come dicemmo sin dal momento in cui la notizia venne diffusa), venne dato un notevole risalto (diciamo che le venne conferita una discreta “ribalta mediatica“, come si dice oggi) e, a ben guardare, l’impressione che si ricavò dalla lettura del Comunicato NASA Ufficiale (datato 6 Marzo 2008 ed emesso a firma di una certa Dott.ssa Carolina Martinez, del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena), fu quella che la scoperta degli Anelli di Rhea era ormai un dato di fatto, certo ed acquisito, e che gli ulteriori passaggi ravvicinati (i cosiddetti “fly-by“) che sarebbero stati operati dalla Sonda NASACASSINI” nei pressi di Rhea stessa (così come pianificati per i mesi e gli anni a venire), non avrebbero fatto altro che sancire, in brevissimo tempo, la definitività, nel senso di un accertamento positivo di quella che, in realtà (come un qualsiasi Neofita e Cultore della Materia avrebbe potuto capire immediatamente), era solo una ipotesi (peraltro pure – e di molto, come il tempo avrebbe poi dimostrato – azzardata).

Attenzione: la nostra opinione riguardo questa vicenda, espressa come Gruppo di Ricerca “Lunar Explorer Italia“, la potete trovare nell’articolo ” Rings of Fire: una Rilettura Critica della NASA Release n. 08/074 ” (articolo pubblicato sempre sul nostro Blog “True Planets“, in data 11 Marzo 2008, al quale Vi rimandiamo).

E andiamo avanti..

La Storia, inoltre, ci racconta che, come ormai accade quasi sempre per TUTTE le informazioni (Scientifiche e non, boutades e bufale incluse) che circolano sul Globo (e soprattutto via Internet, o World Wide Web che dir si voglia), dopo la solita – e brevissima, in questo caso – ondata iniziale di interesse e di coinvolgimento (anche emozionale) per la – sempre presunta… – Scoperta Epocale, quest’ultima andò a cadere nel dimenticatoio e così, dei fantastici – e presunti, ovviamente (e che la NASA non se ne abbia troppo a male se lasciamo trapelare un pizzico di ironia da queste righe…) – Anelli di Rhea non si lesse né si sentì più nulla.

Ma che cosa accadde, dunque, dopo l’Annuncio del Marzo 2008? E che è successo, realmente, in questi ultimi anni? La Scoperta Epocale si confermò come tale (e come la NASA stessa l’aveva “venduta” al Pubblico, sin dai primi momenti), oppure no?

La domanda è semplice, e la risposta anche: armiamoci solo di un pizzico di pazienza e vediamo di capiire che cosa è realmente successo in questi anni di silenzio assoluto, o quasi. E questa piccola investigazione (o “reportage postumo”, come scritto nel sottotitolo) facciamola in un modo che, anche se può non sembrare quello didatticamente ottimale, può essere, spesso, il più efficace: e cioè iniziamo dalla fine di tutta la storia.

E la “fine”, ormai lo avrete già intuito dal tenore delle premesse, è che la luna Saturniana Rhea NON HA alcun Sistema di Anelli intorno a sé. E comunque, quand’anche questi Anelli ci fossero realmente stati, il materiale che li formava – trovandosi, come Logica e Scienza suggeriscono, “intrappolato” all’interno di un’orbita (per definizione) instabile intorno a Rhea – si sarebbe già comunque (e rapidamente) schiantato sulla sua superficie, assecondando e coprendo una buona parte dell’Equatore e delle Regioni presso-Equatoriali di questa luna.

Ed ecco come ci racconta la cosa il Dr Paul Schenk (quotiamo le sue dichiarazioni in Lingua Originale, onde evitare di incorrere in malintesi ed errori interpretativi derivanti da un’eventuale erronea traduzione): “…I was studying the color properties of Saturn’s moons when I noticed an unusual “narrow set of small UltraViolet-bright spots on Rhea”: much brighter when it was seen through the UltraViolet filter onboard the NASA Orbiter Cassini’s cameras, rather than through longer-wavelength filters. Normally this is not a cause for excitement, as fresh crater rims have this signature, but these spots were all lined up along a great circle trace, very close to Rhea’s Equator. This alignment is not a random coincidence and no other (known) satellite has comparable features…” – “…This feature is only a few kilometers across, but its linear pattern across nearly 3/4ths of Rhea’s circumference and alignment within 2°  of the Equator indicate it is quite plausibly material from Rhea’s proposed Ring System that has struck the Surface of the moon. A higher resolution color observation (the one that started this entire project) suggests that this material would be composed of discrete, but incoherent, packets of ring material that hit the surface at scattered intervals along the Equator. These and the other observations make an intriguing story but one that requires a lot more work to fully understand…”.

Tutto quanto sopra riportato significa (al di là delle – alquanto infantili – strumentalizzazioni di comodo operate dai più accaniti sostenitori dell’esistenza degli Anelli di Rhea) che, se da un lato è pure possibile ipotizzare che Rhea stessa abbia realmente avuto attorno a sé un Sistema di Anelli, una volta preso atto di quanto rilevato dalle immagini ottenute in Luce UV dalla Sonda CASSINI, si deve necessariamente ed inevitabilmente concludere che si sarebbe pur sempre e comunque trattato (anche per ulteriori e svariati motivi che poi analizzeremo sommariamente), di un Sistema “instabile”, ergo “di breve durata” (e quindi la Scoperta Epocale si sarebbe ancora e comunque ridotta, sebbene conservando una sua relativa importanza, alla rilevazione di un fenomeno meramente transitorio).

In due parole: anche ammettendo che Rhea avesse avuto degli Anelli, questi non erano permanenti e, in breve tempo, i materiali che li formavano avrebbero “de-orbitato”, precipitando sulla luna Saturniana che costituisce oggetto del nostro studio.

Evidenziamo, a tal proposito (e quotando sempre in Lingua Originale), un altro inciso sul medesimo soggetto e del medesimo tenore, così come riportato (nel Maggio 2010) dal Blog Astronomico “The Planetary Society“, curato dalla Dott.ssa Emily Lakdawalla: “… On the Saturnian moon Rhea, the second largest moon of the ringed Gas Giant Planet, as it was shown in a NASA-made map of Rhea’s InfraRed Reflectance (divided by its UltraViolet Reflectance), it can be seen a Faint Line of Dark Spots running across about 75% of Rhea’s Equator. These tiny spots that are relatively bright in UltraViolet Wavelengths, which is an indicator of Fresh Impacts. Their coincidence with the Equator is unusual, and may indicate the impact of a short-lived Ring onto the Surface of Rhea…”.

Resta tuttavia curioso, a nostro parere, il fatto che ancora NESSUN Ricercatore (Astronomo o Astrofisico che sia) abbia mai considerato l’ipotesi che il “bombardamento” subìto da Rhea nelle sue Regioni Equatoriali e presso-Equatoriali (e visualizzato nel suo aftermath dagli occhi elettronici della Sonda CASSINI) possa essere stato il prodotto della frammentazione e relativa caduta NON di un (sempre più improbabile) Sistema di Anelli (ancorché instabile), bensì di un asteroide di modeste dimensioni, ma fragilissimo (un cosiddetto “Rubble Pile Asteroid“, tanto per essere chiari) il quale non è stato in grado di superare intatto il Limite di Roche ed i cui frammenti, una volta perso momentum ed essersi, probabilmente, avviati in un mero principio di orbita attorno a Rhea, ma in equilibrio gravitazionale assolutamente precario, hanno iniziato a precipitare sulla luna Saturniana (così come avvenne allorquando la Cometa Shoemaker-Levy 9 di disintegrò nei pressi di Giove e quindi i suoi pezzi, dopo una inarrestabile e velocissima corsa di qualche milione di chilometri, finirono con lo schiantarsi in sequenza sul Gigante Gassoso, assecondando delle modalità di impatto assai simili a  quelle che sono state verificate per Rhea (e cioè orientandosi lungo una Linea sostanzialmente diritta e, in quel caso, parallela a quella dell’Equatore del pianeta).

Chissà: forse la verità, anche se un pò triste, è che l’idea del Sistema di Anelli, per quanto essi potessero essere instabili ed improbabili, è comunque apparsa – ed ancora appare! -, per moltissimi Studiosi come la più “intrigante” e “suggestiva”, ergo la migliore da “vendere”, di fatto, ai Colleghi, al Pubblico ed ai media (si sa: la fama fa gola – e, spesso, fa anche male – a tutti…).

Va bene: prendiamo atto di questo atteggiamento, e andiamo avanti.

Tornando alle riflessioni del Dr Schenk ed a quelle del Blog di Lakdawalla, ci domandiamo, a questo punto, che cosa effettivamente spinse, oltre quattro anni fa, gli Scienziati che per primi esaminarono i dati raccolti dalla Sonda CASSINI a formulare l’ipotesi originale.

Insomma: come si arrivò a parlare (attraverso quale ragionamento si giunse all’ipotesi) di un Sistema di Anelli intorno a Rhea?

In realtà, è opportuno rammentare subito ai nostri Amici Lettori (specie i più entusiasti per la non-scoperta) che i fantomatici e meravigliosi Anelli di Rhea non furono MAI visti né fotografati: né dalla Sonda CASSINI, né (a maggior ragione, vista la lontananza del Sistema Saturniano dalla Terra) da altra strumentazione posizionata sul nostro Pianeta (Osservatori Astronomici di Superficie) o in orbita attorno ad esso (pensate, ad esempio, al telescopio spaziale Hubble).

La scoperta di questi “Anelli Fantasma“,in realtà, fu il mero frutto di una speculazione informata (o, se preferite, di una forma di ragionamento induttivo), basata su rilevazioni fatte addirittura tre anni prima dell’annuncio – e qui quotiamo ancora – “…on plasma measurements that the CASSINI Spacecraft made while orbiting Saturn during the AD2005. Afterwards, in a 2008 paper published in the Science Magazine, Space Physicist Geraint Jones (and Colleagues) of the University College of London described how some unseen solid material around Rhea, a Saturnian moon which is less than half the size of our Moon, seemed to be absorbing energetic electrons that were trapped in the Saturnian Magnetosphere. Such an absorption appeared to be creating something called “Electron Shadows“, much as if a Ring creates a light shadow when it passes in front of a star. At Rhea, these stunningly symmetrical Electron Shadows (three on either side of the moon – implied the existence of three narrow Ringlets embedded in a braod disk of icy debris, positioned on Rhea‘s Equatorial Plane. That, said Dr Jones at the time, was “the only reasonable explanation that we’ve been capable to come up with…”.

Ora, a parte il fatto che l’ipotesi della “Electron Shadows” era (ed è ancora) tanto suggestiva, quanto (a nostro parere) piuttosto forzata e scarsamente percorribile nel caso di specie, e tenutosi altresì conto del fatto che ci sono troppi “seem” ed “appears” nelle – pur affascinanti – congetture avanzate dal Gruppo di Studio guidato dal Dr Jones per potersi lanciare, come fece la NASA (e, con essa, tanti altri Ricercatori e Scienziati) verso troppo precoci (ed esageratamente ottimistiche) previsioni di validità assoluta circa quelle che erano, lo ripetiamo, solo delle (dotte) “speculazioni informate“, la verità è che questa idea di un Sistema (per giunta plurimo e complesso) di Anelli intorno a Rhea non piacque affatto e da subito a molti Astronomi ed Astrofisici specializzati, inter alia, nello studio della meccanica e delle dinamiche di Anelli di Detriti Rocciosi e Ghiaccio orbitanti STABILMENTE intorno a Corpi Celesti rocciosi.

Quotiamo ancora:”…But Rhea’s supposed rings bothered ring specialists from the start. Such rings, if any, weren’t likely to form because just the right sort of grazing impact on Rhea would be required, they said. And the rings would be quickly destroyed by the tug of Saturn’s gravity and worn down by eroding small impacts…”.

Tra gli “skeptics“, oltre al nostro Gruppo di Ricerca, c’era anche il Dr Matthew Tiscareno, della Statunitense Cornell University, il quale, nel tardo 2008, lavorando assieme ad altri tre Colleghi, decise di investigare meglio la questione e quindi iniziò a guardare sempre più da vicino Rhea, usando, tanto per iniziare, le immagini ottenute nello Spettro della Luce Visibile da una delle fotocamere posizionate a bordo della Sonda CASSINI.

Questa fotocamera, in effetti, aveva ottenuto delle vedute ad Alta Definizione di Rhea nel momento in cui il Sole si trovava alle sue spalle (in altre parole, si trattava di immagini di Rhea in retroilluminazione – o “backlit“) e quindi nelle CONDIZIONI VISIVE IDEALI per l’individuazione di oggetti anche molto piccoli (diciamo aventi dimensioni contenute nel range di pochi metri – i.e.: corpi solidi con diametro minimo compreso fra i 2 e 3) presenti nelle sue immediate vicinanze.

Ma, nonostante gli sforzi, nulla venne rilevato.

Il CASSINI IMAGING TEAM, alla prova dei fatti, non riuscì ad isolare alcun tipo di corpi solidi i quali, per dimensioni, avrebbero potuto essere la causa dell’effetto di Electron Shadows ipotizzato dal Team del Dr Jones e quindi, dopo l’effettuazione di (davvero estenuanti) ricerche, la conclusione (espressa dal Dr Tiscareno verso la metà dell’AD 2010, ed alla quale il  Dr Jones non sollevò obiezioni) fu che “… We have conducted an intensive search using the Cassini ISS narrow-angle camera to identify any material that may orbit Rhea. Our results contradict an earlier and surprising inference that Rhea, the second-largest moon of Saturn, possesses a system of narrow rings embedded in a broad circum-satellite disk or cloud…

E ancora: “There are very strong, interesting and unexplained electromagnetic effects going on around Rhea, but we’re making a pretty strong case that it’s not because of solid material orbiting the moon“.

E allora, come concludere? Diciamo che, allo stato attuale delle ricerche, ciò che appare maggiormente verosimile è che quanto (erroneamente) supposto all’inizio, e cioè che Rhea avesse un sistema stabile costituito da (addirittura) tre serie di Anelli intorno a sé, è stato, molto probabilmente, il prodotto congiunto di una coincidenza (in primo luogo) e di una congettura errata (in secondo).

La coincidenza, dimostrata – come dianzi detto – dall’esistenza di una serie di recentissimi impatti occorsi su Rhea, approssimativamente lungo la linea dell’Equatore e per oltre il 75% del medesimo, è che EFFETTIVAMENTE esistevano dei Corpi Solidi nelle immediate prossimità di questa piccola luna.

Corpi Solidi i quali, tuttavia, si trovavano in un equilibrio gravitazionale instabile (non dimentichiamo che Rhea, nonostante la sua orbita sia pressoché circolare, è soggetta ad imponenti influenze mareali da parte di Saturno) e che quindi, in un tempo comunque (e relativamente) rapido, sono entrati in crisi orbitale ed alfine precipitati su Rhea stessa.

La congettura errata, invece, atteneva l’esistenza, sempre in orbita (stabile) attorno a Rhea, di Corpi Solidi capaci, per dimensioni, di produrre un effetto di Electron Shadowing.

Corpi che, alla luce dei fatti, non esistevano.

E allora? Quale conclusione (ovviamente interlocutoria) possiamo raggiungere per ora?

Solo una: probabilmente Rhea interagisce (in qualche modo e, forse, periodicamente) con la Magnetosfera di Saturno (ossìa con quella regione di spazio circumplanetario entro la quale il Campo Magnetico generato dal Corpo Celeste Maggiore di riferimento, domina il moto delle particelle cariche – e libere: pensate, ad esempio, ai Raggi Cosmici e/o al Vento Solare – eventualmente esistenti al suo interno – o, più correttamente, esistenti entro i suoi limiti di interferenza), producendo – a determinate condizioni, che per ora restano ignote – quelle “Symmetrical Electron Shadows” che, nel 2008, fecero erroneamente pensare all’esistenza di un Sistema “solido e stabile” di Anelli intorno a questa – che rimane comunque affascinante e misteriosa – luna Saturniana.

Ed il viaggio continua….

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Fonti Principali utilizzate:

Cornell Chronicle online – 29/07/2010 (http://www.news.cornell.edu/stories/July10/RheaRingless.html)

Science Now – 25/06/2010 (http://news.sciencemag.org/sciencenow/2010/06/the-moon-rings-that-never-were.html)

The Planetary Society – 05/10/2009 (http://planetary.org/blogs/emily-lakdawalla/2009/2137.html)

The SAO/NASA Astrophysics Data System – Cassini imaging search rules out Rings around Rhea – 07/2010 (http://adsabs.harvard.edu/abs/2010GeoRL..3714205T)

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