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Investigations, Facts, Opinions and Theories
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Mars_and_Phobos.jpgIs there anything inside Phobos?108 visite"...Le onde radio trasmesse da MARSIS sono rimbalzate indietro rivelando la struttura interna del più grande dei due satelliti di Marte, Phobos, rivelando quelle che sembrano essere strutture complesse situate in profondità...".
Ok, la solita "notizia/non notizia". Cosa intendiamo per "strutture complesse"? E "quanto" in profondità? Ipotesi? Si, le solite: "studieremo meglio e con maggiore attenzione". Sarò morto (e sarete morti) da almeno un paio di millenni prima che questi "studi" finiscano o arrivino a capo di qualcosa di serio e concreto...MareKromium
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SOU-SOL039-11.jpgLook at that!!! (Part I) - 05:13 Mars Local Time, Clouds 10 above the Local Horizon118 visiteCaption NASA originale:"These are more wispy blue clouds from Sol 39 as seen by the Imager for Mars Pathfinder. The bright clouds near the bottom are about 10° above the horizon. The clouds are believed to be at an altitude of 10 to 15 Km and are thought to be made of small water ice particles. The picture was taken about 40 minutes before Sunrise".
Vero o falso? Passiamo alla Part II.MareKromium
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SOU-SOL039-12.jpgLook at that!!! (Part II) - 05:13 Mars Local Time, clouds 30 above the Local Horizon140 visiteCaption NASA originale:"This true color image shows the eastern sky, 30° above the horizon at 05:13 MLT on Sol 39. The bright streaks are probably ice clouds which have formed during the night. In the true colour image, the clouds appear to be blue compared to the background. This is a real effect. Unlike the red dust, the clouds are almost invisible at infrared wavelengths.
The clouds are also moving. In order to create this image, the individual, single color, data frames have had to be shifted with respect to each other. The motion indicates that the clouds are moving from the north-east to the South-West".
ATTENZIONE: questa immagine non è altro che il medesimo frame, da noi rubricato come "Look at that!!! (Part I)", capovolto e con filtro/colore modificato, passando dal Rosso/Rosa/Arancio al Verde/Azzurro! Ebbene, grazie all'attenzione che poniamo nell'analisi dei frames, questa volta la NASA può solo nascondersi: li abbiamo beccati! E, se ancora non foste convinti, andate a vedere il frame che segue il quale altro non è se non la sovrapposizione dei frames I e II.
La NASA avrà anche i mezzi, ma ha MENTITO SPUDORATAMENTE per ANNI! E sapete queal'è la cosa che più ci meraviglia? Ma come abbiamo fatto a non accorgerci prima di una simile mistificazione?MareKromium
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SOU-SOL039-13.jpgLook at that!!! (Part III)148 visiteFine dell'investigazione.
Sol 39 della Sonda Soujourner-Pathfinder: i primi due frames - che, secondo la NASA - sono due frames DIVERSI e si riferirebbero a periodi DIVERSI del giorno Marziano (o "Sol"), sono, in vero, lo STESSO frame, a colori mutati (uno, il primo, che tende al rosa e l'altro al blu-verde) e poi capovolti.
Sovrapponendoli, la "furbata" salta fuori.
E allora? Chi sono i "Complottisti"??? Quelli che sparano a caso ed a prescindere, o quelli che esaminano, vedono e poi smascherano la più grande Agenzia Spaziale del Mondo? Noi abbiamo beccato la NASA a mentire, pure spudoratamente. Ed i Complottisti saremmo noi??? E la NASA, allora, cos'é?MareKromium
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-IMAGE059.jpgHard Rock or Soft Rock?159 visiteDall'Amico e Socio Matteo Fagone (PianetaMarte.net), una interessante - e controversa - serie di riflessioni ed ipotesi collegate a quanto viene mostrato in questo intrigante frame Marziano proveniente dalla Regione di Meridiani.
Buona Lettura!
“Come sapete si è già parlato molto a proposito di queste Stranezze Marziane e già sono state proposte alcune ipotesi sulla loro possibile natura ed origine.
Ricapitolando: potrebbe trattarsi di formazioni sedimentarie prodotte dall'azione dell'acqua, allorché essa si è combinata con altri elementi ora andati perduti.
Oppure potremmo essere davanti a veri e propri fossili. Fossili che ci riporterebbero a Forme di Vita indigene, ormai estinte da ere, anche se c'è qualcuno che ipotizza che i “Mirtilli Marziani” possano essere delle Forme di Vita tuttora attive (“vive”, insomma), fondate su principi organici e metabolici profondamente diversi rispetto a quelli propri dell'ambiente terrestre.
Difficile prendere una posizione definitiva visto il ventaglio di opzioni disponibili (tutte, sebbene ciascuna abbia i propri “pro” ed i propri “contro”, relativamente accettabili).
Ma lasciamo stare questo aspetto della problematica – peraltro affascinante – e soffermiamoci su un aspetto che ora possiamo meglio prendere in considerazione, grazie a questo bellissimo frame: quanto sono dure le sferule? Insomma, se le potessimo prendere in mano si frantumerebbero alla minima pressione? O dovremmo “impegnarci” per schiacciarle? Oppure, nonostante i nostri sforzi “distruttivi”, essere rimarrebbero intatte?
E se invece si appiattissero (così come sembra essere accaduto qualche volta)?
Non si tratta di interrogativi oziosi poichè le implicazioni connesse alle risposte che potremmo dare sono oltremodo serie: di cosa sono fatte le “sferule”? Sono strutture elastiche o rigide?
Vediamo: l'elasticità è direttamente legata – anche – alla temperatura dell'ambiente esterno. Se su Marte facesse davvero molto freddo (come si suppone da sempre), con valori medi ben al di sotto dello zero, dovremmo dedurre che la maggior parte delle strutture elastiche o semirigide eventualmente esistenti sulla superficie del Pianeta Rosso si sarebbero dovute irrigidire in toto per poi diventare oltremodo compatte e dure.
Se questo fosse vero, però, dette strutture, in maniera proporzionale al loro irrigidimento, avrebbero dovuto anche diventare fragili.
Fragili al punto da frantumarsi all’esercizio di pressioni anche (relativamente) modeste, ma questo non pare che accada: strano, non è vero?
Avete notato che alcune delle sferule riprese in questa immagine sono praticamente sprofondate nel terreno? Qualsiasi genere di pressione esse abbiano ricevuto (modesta, ma non insignificante – pensate alla pressione esercitata dal passaggio delle ruote del Rover o dall’imposizione dello Spettrometro Mossbauer) non è stata comunque sufficiente a frantumarle.
Esse sono state spinte dentro il terreno.
Cosa vuol dire?
Riflettete: sono le sferule ad essere solide e compatte, sebbene rigide? O è il terreno Marziano il quale, sebbene compatto (ma certo NON ghiacciato), risulta essere particolarmente soffice (e quindi capace di assecondare la pressione eventualmente ricevuta)?
O forse si tratta di un concorso di cause?
Riguardiamo il frame, teniamo a mente queste considerazioni e quindi diciamo che: forse le temperature superficiali medie di Marte non sono poi così basse come si ritiene e, quindi, le sferule potrebbero essere composte di materiali semirigidi (attenzione: semirigidi potrebbe anche voler dire “organici”…).
E se il suolo fosse realmente (come sembra da svariate immagini) “relativamente soffice”, quale sostanza sarebbe capace di ottenere un tale “miracolo” (visto il “gelo” che dovrebbe caratterizzare l’ambiente Marziano superficiale)?
E se la superficie del Pianeta Rosso fosse realmente “impregnata” di ghiaccio acqua?
Esistono anche delle sacche “quasi superficiali” del prezioso liquido (come su Encelado)?
E se così fosse, come mai queste acque quasi-superficiali non spariscono?
Esistono forse degli elementi ulteriori, contenuti nel suolo Marziano, i quali sono capaci di “ingabbiare” l’acqua esistente impedendole, però, sia di fuoriuscire e zampillare, sia di ghiacciare completamente e sia di evaporare in toto?
Possiamo supporre che su Marte esista un Ciclo dell'Acqua Aperto?...
Voi che dite?!?”.
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-Z-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-AS 12-48-7025 HR.jpgAS 12-48-7025 (HR) - Extremely unusual surface feature95 visiteDall'occhio del nostro bravissimo Ricercatore, il Dr Gianluigi Barca, un nuovo enigma - se volete - o una nuova (ed affascinante) configurazione superficiale anomala: nella Cerchiatura Fucsia, all'interno del piccolo cratere (si direbbe un "hollow" - una depressione non avente natura da impatto, quindi), poco al di sopra del terminatore (la linea che divide l'area in luce da quella in ombra) si vede una serie di 5 rocce le quali, allineate con una sorta di "criterio", sembrano disegnare un piccolo arco.
Ad essere sinceri, noi riteniamo (tutto sommato) che questo - comunque curioso ed enigmatico - dettaglio superficiale sia comunque opera della Natura.
Una Natura meravigliosa e bizzarra che, oltre ad affascinare, sembra giocare con le nostre menti e le nostre capacità associative.
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 12 AS 12-46-6764 HR.jpgAS 12-46-6774 (HR) - Lunar Cube180 visiteLo abbiamo già fatto in passato, ma mai abbiamo provato a proporre un lavoro articolato come quello che adesso stiamo provando ad iniziare.
E' con questo frame Apollo 12, infatti (un frame selezionato assieme a tantissimi altri dal nostro Ricercatore Esterno, Dr Gianluigi Barca),. che cercheremo di gettare un pizzico di luce (e, speriamo, di interesse) su una serie di "cose strane" che vennero immortalate durante gli Apollo Days.
Rocce lunari bizzarre, luci colorate nel cielo lunare, photoartifacts e vere e proprie Anomalìe sono l'oggetto di questa piccola (ma bellissima) Ricerca che siamo felici di presentarVi. Il lavoro di selezione dei frames e di evidenziazione dei possibili "clou" è stato svolto, in piena autonomia e con ottimi risultati, dal Dr Barca. Le analisi delle immagini (laddove è stato possibile svolgerle) sono state fatte dallo Staff di Lunar Explorer Italia.
In questo frame: ma chi ha detto che le rocce squadrate (in generale) e cubiche (in particolare) sono una prerogativa di Marte?!?
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 12 AS 12-46-6769 HR.jpgAS 12-46-6769 (HR) - Blue Flare or reflections?124 visiteUna nuova (piccola-piccola) "Blue Flare" illumina il cielo al di sopra del Surveyor Crater? No.
In questo frame, la Blue Flare è solo un'illusione. Anzi, ad essere precisi, essa è la porzione terminale di un photoartifact ricorrente nelle immagini Up-Sun (controluce) che viene comunemente identificato come "effetto prismatico". Un effetto prismatico che diventa ancora più accattivante - ma ingannevole! - a causa della sfuocatura della fotografia.
Caption originale:"116:27:03 MT - Rightward of 6768. Frame from Pete's 8 o'clock pan showing the deep shadow on the eastern wall of Surveyor Crater and, as indicated in a detail, the sunlit solar panels of Surveyor III. Compare with the corresponding frames from Pete's 12 o'clock pan, AS 12-46-6741, and his 4 o'clock pan, AS12-46-6746. Note that Pete mistakenly took these pans at 15-foot focus rather than 74-foot focus".
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 12 AS 12-46-6831 HR-1.jpgAS 12-46-6831 (detail mgnf - HR) - A Lunar "Mirror"?168 visiteForse si tratta solo di un curioso (sebbene molto accentuato) "effetto di illuminazione", ossìa un artefatto fotografico il quale è il risultato della combinazione di diversi elementi, tra cui evidenziamo:
1) l'oggetto ripreso è sfuocato (ampiamente);
2) esso, rispetto alla dimensione media delle rocce che lo circondano, è decisamente più grande;
3) la sua "tessitura superficiale" è liscia (forse una roccia piatta?);
4) probabilmente esso non è ricoperto da polveri e
5) la sua albedo (che deriva - anche - da quanto sopra) è molto alta.
Può anche darsi che si tratti di un corpo metallico - come scriviamo sul frame - e, addirittura, una dotazione degli Astronauti. Lo si vede molto bene anche nei due frames successivi e la sensazione (nulla di più) che si ottiene è che possa trattarsi di un oggetto sferico che poggia sopra un basamento ad arco.
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 12 AS 12-46-6865 HR.jpgAS 12-46-6865 (HR) - Superimposed Photoartifacts?187 visiteUn fatto: tra i frames ultracompressi, i frames in HR e gli Original NASA Uncompressed esistono differenze enormi. L'eccessiva compressione di un frame è sovente causa della creazione di photoartifacts, ma anche la digitalizzazione può essere una causa di photoartifacts. Altre volte, come vedrete, i photoartifacts esistono perchè le ottiche hanno un difetto e quindi anche l'immagine soffre un difetto (ad esempio perchè esiste un mini-graffio della lente o dell'obbiettivo, oppure perchè un granulo di polvere o di pulviscolo atmosferico è rimasto imprigionato all'interno della camera; o magari perchè, semplicemente, la pellicola originale è molto vecchia e la vecchiaia può essere all'origine di photoartifacts i quali poi si riflettono nella digitalizzazione e così via). Il problema, però, non è solo conoscere i photoartifacts, ma anche identificare quelli veri (che possono avere le cause che abbiamo descritto o altre ancora che non ci vengono in mente ma che esistono), da quelli "superimposed". Con questo termine (superimposed) si intende il "difetto aggiunto ad un frame altrimenti immune da vizi" (superimposed--->sovrapposto).
Ma perchè collocare un vizio in un frame buono, Vi chiederete: ebbene i motivi possono essere davvero tanti - fra cui anche l'errore umano - ma la nostra sensazione è che questa tecnica, alcune volte, sia stata usata per screditare i frames che, sfuggiti alle maglie larghe di una censura in origine troppo blanda contenevano Anomalìe significative. Come fare a screditare il lavoro degli Anomaly Hunters? Semplice: superimponendo le Anomalìe stesse (originali o ricreate digitalmente) su frames perfetti ed in punti incongrui con la possibile natura dell'Anomalìa: una forma subdola ed efficacissima di depistaggio tecnologico, insomma.
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 12 AS 12-46-6868 HR.jpgAS 12-46-6868 (HR) - Superimposed Photoartifacts?185 visiteLe piccole "bolle di luce" che avete visto accanto alla Bandiera Americana nel frame precedente oppure accanto ai cavi distesi sulla superficie della Luna o "in emersione" da un cratere in questo frame, sono la versione digitale (rectius: digitalizzata) della famosissima "flare-like light" del frame Apollo 11 AS 11-37-5455.
In quel caso ed in quel contesto, la piccola "bolla di luce" fu un'autentica e (quasi) unica "chicca" per gli Anomaly Hunters: un insperato benefit che fu concesso da una censura scarsa e poco filtrante. Come fare, quindi, a screditare la rivelazione di AS 11-37-5455? Riprendendo la medesima Anomalìa e riproponendola (incollandola digitalmente) come un VISTOSO Photoartifact in "n" altri frames in cui non è difficile notare l'incongruenza del dettaglio con il panorama ripreso.
E l'Anomaly Hunter inesperto o "troppo mite" si ritroverà a pensare:"Ma se questo è un photoartifact allora forse anche quello di AS 11-37-5455 doveva esserlo...". Ed il gioco è fatto: auto-screditando un numero "n" di frames innocui e privi di "spunti", si annulla il valore storico di UN frame estremamente periglioso.
E così via.
A nostro modo di vedere - e sperando di essere stati abbastanza chiari su questa spinosissima questione - i photoartifacts del frame precedente e di questo, sono TUTTI "Superimposed Photoartifacts".
L'ottimo Dr Barca ne ha trovati alcuni ma, credeteci, ce ne sono centinaia di altri: tutti ingannevoli, tutti creati ex-post.
E se Vi chiedete come facciamo ad esserne così sicuri, Vi diremo che di questi due frames (come di molti altri) abbiamo non solo le versioni HR, ma anche quelle Original and uncompressed ed in esse...Le "fiammelle volanti" NON ci sono!
Ovviamente.
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ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-ZZ-APOLLO 14 AS 14-66-9301-1.jpgAS 14-66-9301 - New Discoveries near the "Blue Flare"? (2)164 visiteLe valutazioni, assai immaginifiche, ma ampiamente sostanziate, del Dr Sartarelli, ci sembrano plausibili. La nostra opinione al riguardo è, come sempre (purtroppo) molto aperta e possibilista, poichè non abbiamo elementi decisivi né per aderire in toto alle costruzioni del nostro Amico, nè per confutarle; tuttavia ci sentiamo di dire che alcuni dei "punti" fatti dal Dr Sartarelli sono assolutamente inequivocabili e che, ad essi, si possono aggiungere le nostre valutazioni. Eccole:
1) è vero: Mitchell (l'Astronauta inquadrato con la telecamera fra le mani) effettivamente sembra che stia riprendendo l'orizzonte e NON la Blue Flare (...Ed is still doing a TV pan. Note the ridge behind him, still partially in shadow. Cone Crater is on a portion of this ridge that is off the picture to the right, virtually up-Sun (east) of the landing site...);
2) non è la prima volta che, operando uno stretching dei frames ad Alta Risoluzione o addirittura dei frames Originali NON Compressi, si riesce a portare alla luce l'esistenza di "strutture effimere" (con ciò intendendosi dei rilievi semi-trasparenti i quali, secondo alcuni - Hoagland su tutti - sono dei "cristal remnants” – ruderi cristallini). Occorre però precisare che uno stretching eccessivo può concorrere nella creazione – o creare ex novo – dei photoartifact i quali, a volte, possono essere confusi con dette “strutture effimere”;
3) la Blue Flare, come notava il Dr Sartarelli, non è l’unica “presenza anomala” del frame. Ad un’attenta analisi del frame si possono notare altri dettagli curiosi (su tutti, una coppia di “sfere” bianche ed azzurre al suolo), ma in un caso come questo occorre precisare che il frame non è esattamente “a fuoco” e quindi i rilievi ad albedo elevata, allorché ripresi fuori fuoco, tendono naturalmente ad apparire come “sfere” o “cilindri” illuminati, molto suggestivi ma estremamente ingannevoli;
4) l’area nei pressi di Cone Crater è molto accidentata (abbiamo due ore di riprese filmate “Live from the Moon” – Apollo 14” che lo dimostrano ampiamente) e, su aree accidentate, le alternanze “luce-ombra-luce” sono frequentissime e, ancora una volta, ingannevoli;
5) il Dr Sartarelli ha ragione quando evidenzia, nel suo detail mgnf, alcune incongruenze nella tessitura del suolo lunare inquadrato e la presenza – fortemente probabile (se non addirittura certa) – di alterazioni digitali postume;
6) altri dettagli minori (tipo la “protuberanza”) sono, a nostro parere, intriganti ma insostanziabili: troppo piccoli per essere risolti da uno stretching accettabile.
Conclusioni: l’ipotesi di base del Dr Sartarelli è accettabile e presenta degli elementi di supporto tali da renderla, secondo noi, sufficientemente plausibile.
La problematica delle “strutture effimere” è oltremodo complessa e, a ben guardare, in parte è accettabile (ed esistono elementi oggettivi al suo supporto) ed in parte è fortemente speculativa (il Lavoro del Prof. Hoagland e della sua Scuola, ad esempio, parte da premesse accettabili e poi si perde in speculazioni pure; il Lavoro del Dr Sartarelli parte anch’esso da premesse accettabili e poi si mantiene su livelli di plausibilità – il massimo ottenibile con i pochi dati a disposizione).
In questo caso specifico, a nostro parere, c’è effettivamente “qualcosa” nell’area in questione, ma “che cosa” sia (strutture effimere, ruderi di manufatti colonnari “cancellati digitalmente” o altro), purtroppo, è un mistero che, almeno per molto tempo, resterà ancora tale.
Complimenti per il Lavoro svolto ed un Grazie di cuore al Dr Sartarelli, da parte di tutti noi.
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