Jupiter: the "King" and His Moons
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Io-Fire Fountain from Earth-PIA02522.jpgA "Fire Fountain" on Io...from Earth!80 visiteIl 25 Novembre 1999, dall'Osservatorio di Mauna-Kea (Hawaii), viene osservata e ripresa questa straordinaria immagine relativa ad una gigantesca "flare" (o "Fontana di Luce") occorsa su Io. Noi riteniamo che immagini come questa siano destinate ad entrare nella Storia della Scienza, ed è un peccato che a questi fenomeni i mezzi di comunicazione di massa non dedichino - praticamente - alcun rilievo. Peccato, davvero peccato...
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Io-Flares from V2-PIA01362_modest.jpgBlue flares and eruptions on the limb of crescent Io69 visiteAncora flares (di colore blu, questa volta), riprese da una distanza approssimativa di 1,2 milioni di kilometri da Io.
La ripresa, in questo caso (e si tratta comunque di un'immagine di splendida qualità e fattura), è stata effettuata dalla Sonda Voyager 2 il 9 Luglio 1979. Ci pensate? Più di 25 anni fa...
Voyager 2 took this picture of Io on the evening of July 9, 1979, from a range of 1.2 million kilometers. On the limb of Io are two blue volcanic eruption plumes about 100 kilometers high. These two plumes were first seen by Voyager 1 in March, 1979, and are designated Plume 5 (upper) and Plume 6 (lower). They have apparently been erupting for a period of at least 4 months and probably longer. A total of six plumes have been seen by Voyager 2, all of which were first seen by Voyager 1. The largest plume viewed by Voyager 1 (Plume 1) is no longer erupting. Plume 4 was not viewed on the edge of the moon's disc by Voyager 2 and therefore it is not known whether or not it is still erupting. This picture is one of a series taken to monitor the eruptions over a 6 hour period.
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Io-Surface deposits and craters-PIA01514.jpgIo: surface deposits and craters59 visiteThis picture of Io, the innermost Galilean satellite, was taken by Voyager 1 on the morning of March 5, 1979 at a range of 377,000 kilometers (226,200 miles). The smallest features visible are about 10 kilometers (6 miles) across. The reddish, white and black areas are probably surface deposits, possibly consisting of mixtures of salts, sulfur and sublimate deposits of possible volcanic origin. Many of the black spots in these pictures are associated with craters of possible volcanic origin. The lack of impact craters on Io suggests that the surface is relatively young compared to the other Galilean satellites and some of the terrestrial planets such as Mercury and the Moon.
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Io-The eruption of Pele-PIA00323.jpgThe eruption of "Pele" on Io54 visitenessun commento
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Io-Southern Polar Region-PIA00327.jpgThe Southern Polar Region of Io54 visitenessun commento
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Io-Volcanic Plumes and Flares-PIA00703.jpgVolcanic activity on Io ("Plumes" and "Flares")53 visitenessun commento
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Io-PIA00740.jpgThe "face" of Io52 visitenessun commento
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Io-Sodium cloud-PIA01111.jpgA sodium cloud from Io (4)54 visiteForse tutto questo processo potrà sembrare, ad alcuni giovani Ricercatori, come un tantino "naif" (se non addirittura ridicolo), ma occorre ricordare che le tecniche - oggi diventate di uso familiare - di "controllo a distanza" erano, in quegli anni, pura fantascienza e quindi, nel programmare gli eventi, ci si doveva anche affidare, oltre che alla cara, vecchia matematica (e a dei calcoli che, sebbene fatti solo "a mano" o con l'aiuto di un buon "regolo calcolatore", erano tendenzialmente perfetti), anche ad una eccellente dose di "intraprendenza, fantasia e buona sorte".
Non si finisce davvero mai di conoscere ed imparare, vero?!?
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Io-Sodium cloud-2-PIA01109.jpgA sodium cloud from Io (1)80 visiteUna "Nube di Sodio da Io", intitola questa serie di 4 immagini. Ma di che cosa si tratta realmente?
Ebbene, in questo specifico frangente si tratta della ripresa di una "ondata" (letteralmente) di vapori di sodio provenienti da Io a seguito di una delle (tante) eruzioni che lo caratterizzano. Nulla di speciale, insomma.
Ma c'è una curiosità, a proposito dei "vapori di Sodio", che ci farebbe piacere raccontare: solo pochi Appassionati e Cultori della Materia, infatti, conoscono e sanno che cosa significa, in termini di navigazione interplanetaria, "rilasciare una nube di Sodio". Ebbene si tratta di un esperimento relativo alla verifica empirica circa la correttezza della traiettoria assunta da una qualsiasi Sonda interplanetaria durante il suo percorso (un check, insomma, che i campi gravitazionali degli astri accanto ai quali essa deve passare, passa o è passata, non abbiano, in qualche modo, determinato delle "deviazioni" impreviste).
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Io-Sodium cloud-3-PIA00593.jpgA sodium cloud from Io (2)55 visiteE' una tecnica davvero molto antica, a quanto ne sappiamo, risalente addirittura ai tempi delle Sonde Sovietiche "Lunik" (nei loro viaggi del 2 gennaio 1959 e del 12 dicembre dello stesso anno). Queste due Sonde, infatti, furono programmate per emettere, dopo aver percorso all'incirca 100.000 Km, una "nube di vapori di Sodio" così densa da far si che gli Scienziati potessero, individuandola nel cielo, stabilire anche visivamente (oltre che grazie ai segnali radio) se la traiettoria effettivamente percorsa coincideva con quella stimata e progettata a tavolino.
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Io-Sodium cloud-PIA01110.jpgA sodium cloud from Io (3)55 visiteEd infatti la nuvola di Sodio emessa dalla Sonda Lunik-2, in particolare, venne realmente vista, identificata e fotografata dall'Osservatorio Francese di Haute-Provence, in quanto essa si "staccava", debolmente, del fondo del cielo. Per il Lunik-1, invece, il momento del rilascio della nube non fu altrettanto propizio, in quanto la Luna NON era visibile dall'Europa. Tuttavia - a quanto oggi ne sappiamo - anche questa prima nube venne vista, identificata e ripresa da alcuni Osservatori situati nell'URSS meridionale.
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Io-Plumes-PIA01081.jpgMore "Plumes" on Io54 visitenessun commento
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