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Orbiting around Itokawa (2)
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Hayabusa is a technology demonstration spacecraft focusing on key technologies that are required for future large-scale sample and return missions, yet is also making new scientific observations and discoveries. The technology demonstration component of the mission consists of 5 goals:
1) ion engine propulsion in interplanetary cruise;
2) ion engine propulsion in combination with an Earth gravity assist;
3) autonomous guidance and navigation using optical measurements;
4) collection of surface samples in an ultra-low gravity environment and
5) the direct recovery of these samples on the ground after its return from interplanetary flight.
To date the Hayabusa project has accomplished these demonstrations up through
the third goal.
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È tornata la sonda giapponese
che si è posata sull'asteroide
Hayabusa è atterrata, dopo un viaggio complicato di sette anni nello spazio, nella notte australiana. La stanno cercando. Dovrebbe avere con sè la sabbia di Itokawa, il corpo celeste che ha toccato. Comunque vada è stato un successo
di LUIGI BIGNAMI
SE HA PORTATO con sé anche un pezzo dell'asteroide sul quale è sceso, sarà uno stroadinario successo. Ma se anche non ci fosse quel granello di sabbia spaziale, l'impresa è da considerarsi storica nella conquista dello spazio. Si tratta del viaggio di andata, discesa e ritorno della sonda giapponese Hayabusa (in giapponese significa "falco pellegrino") su un asteroide, un mattone del sistema solare. La sonda è tornata nella notte australiana quando in Italia erano le 16 e 11 di domenica. Attraversata l'atmosfera con un angolo di circa 10°, la capsula che dovrebbe contenere il prezioso carico ha sopportato una temperatura di circa 2.700°C. Ci vorranno alcune ore comunque, per trovarla e fino a quel momento non si saprà con precisione se in fase di rientro tutto è avvenuto come previsto.
La sonda, che pesa 510 kg, viene lanciata il 9 maggio 2003 dal centro spaziale Kagoshima, in Giappone. Il suo obiettivo primario è quello di sperimentare nuove tecnologie, dal motore ionico al sistema di discesa su un altro corpo del sistema solare a quello del prelevamento di un campione di suolo e il suo ritorno a Terra. L'asteroide centrato dalla sonda è Itokawa, che viene raggiunto nel settembre del 2005. Una volta in orbita, vi rimane per circa 3 mesi a rilevarne i dettagli dall'alto. Grazie a 1600 fotografie, a 120.000 spettri all'infrarosso (analisi che permettono di determinare la composizione chimica di un oggetto) e 15.000 rilevamenti ai raggi X si otterrà una mappa molto dettagliata della sua superficie topografica, delle sue caratteristiche chimico-fisiche e della sua gravità.
Poi il momento più atteso: il 25 novembre la sonda scende sulla superficie dell'asteroide. In realtà l'atterraggio non va come previsto, in quanto avviene fuori controllo, ma la sonda riparte dalla superficie e torna ad atterrare in modo più dolce dopo poche ore. Per una serie di inconvenienti, non si è capisce se raccoglie del suolo e lo inserisce al suo interno. Per questo bisognerà attendere ancora qualche ora. Allora sapremo se anche questo obiettivo è stato raggiunto, quando cioè i tecnici del centro spaziale giapponese apriranno la capsula da poco tornata sulla Terra.
Il viaggio di ritorno comincia nel gennaio 2007, con mille peripezie, legate soprattutto al mancato funzionamento di 3 dei 4 motori ionici (motori a funzionamento elettrico che emettono ioni per produrre la spinta) e di 2 dei 3 giroscopi (strumenti che servono per mantenere la rotta). Per questi problemi la sonda impiega ben 3 anni per tornare sulla Terra. L'atterraggio, dopo un viaggio di 2 miliardi di km, avviene a Woomera Test Range nel Sud dell'Australia.
Appena verrà individuata, la capsula, con il suo probabile prezioso carico, sarà prelevata dai tecnici della JAXA, l'agenzia spaziale giapponese e portata al centro specializzato, il Planetary Sample Curation Facility, a Sagamihara (Giappone). Qui un team di ricercatori internazionali eseguirà un'analisi preliminare del suo contenuto. Mike Zolensky, del Astromaterials Research and Exploration Science Directorate al Johnson Space Center della NASA spiega: "Le analisi seguiranno i protocolli utilizzati quando vennero riportate sulla Terra le rocce lunari di Apollo e i campioni di Genesis e Stardust (sonde che catturarono il "vento solare" e polvere di cometa). Se questa capsula conterrà campioni dell'asteroide, ci vorrà almeno un anno per determinarne le caratteristiche principali".
L'interesse per gli asteroidi va via via crescendo per vari motivi. Innanzi tutto perché essi sono i mattoni del sistema solare. Conoscere a fondo la loro storia significa capire meglio come è evoluto anche il nostro pianeta. Ma ora diventa ancora più interessante capirne la struttura e le caratteristiche visto che molto probabilmente sarà proprio su uno di loro che l'uomo ricomincerà ad esplorare il sistema solare, dopo che Obama ha tagliato i fondi per l'esplorazione umana sulla Luna.
(13 giugno 2010)
Qui il video del rietro:
http : // www . youtube . com / watch ? v = u - Xp _ - _ gLTA&feature = player _ embedded
oppure
http : // archive . nserc . und . edu / ~ kml / HayabusaRentryVideo . avi