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Is there anything inside Phobos?
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"...Le onde radio trasmesse da MARSIS sono rimbalzate indietro rivelando la struttura interna del più grande dei due satelliti di Marte, Phobos, rivelando quelle che sembrano essere strutture complesse situate in profondità...".
Ok, la solita "notizia/non notizia". Cosa intendiamo per "strutture complesse"? E "quanto" in profondità? Ipotesi? Si, le solite: "studieremo meglio e con maggiore attenzione". Sarò morto (e sarete morti) da almeno un paio di millenni prima che questi "studi" finiscano o arrivino a capo di qualcosa di serio e concreto...
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Siamo entrati in un periodo identico all'inquisizione, dove il primo soggetto che pronunciava la parola 'magia' veniva messo al rogo.
Oggi il termine 'magia' è stato sostituito da "fare domane, porsi dei dubbi, valutare alternative, ricercare la verità".
Chi osa controbattere il verbo ufficiale, viene linciato mediaticamente, sospeso dal suo lavoro, deriso, declassato e anche radiato se ve ne è la possibilità.
La gogna in mezzo ad una piazza, sarebbe meno deleteria. Questo, signori, è il 22° secolo
Esistono numerose opere letterarie che testimoniano come la fantasia degli scrittori sia in grado di anticipare la realtà. La descrizione delle lune di Marte fatta da Jonathan Swift in un suo libro del 1726 lascia realmente a bocca aperta e induce a sospettare che l’autore abbia attinto tali informazioni da fonti segrete non ufficiali.
Fu soltanto nel 1877 che l’astronomo Asaph Hall, mentre scrutava coi suoi strumenti il cielo notturno, vide per la prima volta le due lune orbitanti intorno a Marte, che nessun altro astronomo aveva mai individuato prima di allora. Ma Jonathan Swift, l’autore dei Viaggi di Gulliver, un libro da molti considerato come un antesignano del genere fantascientifico, aveva già scritto di queste lune molto tempo prima, spingendosi al punto di fornire con noncuranza dati sulle loro dimensioni e sulle loro orbite: tutto questo in un romanzo puramente fantastico, scritto nel 1726, ben centocinquant’anni prima che Asaph Hall facesse “ufficialmente” la sua scoperta.
Swift scrisse: “Due stelle minori, o satelliti, che ruotano intorno a Marte. Quella interna dista dal centro del pianeta principale esattamente tre volte il suo diametro, e quella esterna cinque; la prima ruota nell’arco di dieci ore, e la seconda impiega ventun ore e mezzo“. Una descrizione totalmente in accordo con i dati oggi conosciuti sul pianeta rosso.
Viene da chiedersi come abbia fatto Jonathan Swift a ricavare questi dati agli inizi del XVIII secolo. L’aveva forse letto in qualche improbabile testo antico ignoto alla scienza o alla letteratura? Viceversa, se tutto era soltanto frutto della sua immaginazione, come è possibile spiegare l’estrema precisione con la quale lo scrittore era riuscito a descrivere quei corpi celesti la cui esistenza era peraltro ancora ignota? Niente di quanto sappiamo sulla sua vita o di quanto abbia lasciato scritto lascia intravedere una risposta.
Le lune di Marte sono oggi una verità riconosciuta dall’astronomia. Asaph Hall, in omaggio all’antichità, le chiamò Phobos (Paura) e Deimos (Terrore), che erano i nomi antichi dei cavalli di Marte, il dio della guerra, da cui il pianeta rosso aveva ricevuto il nome numerosi secoli prima.
Tags: Astronomia, Scoperte Scientifiche